Tour enogastronomici: percorsi del gusto italiani
Ed oggi Viaggia Veloce vi porta ad esplorare:
Giro in vigna, degustazioni e specialità culinarie con cui rifocillarsi nel contesto di paesaggi allettanti: ecco un po’ di spunti di viaggio e appuntamenti per gli amanti del buon bere e della buona tavola.
Ci sono vini che svelano la storia delle loro terre e viceversa. La vendemmia è il periodo migliore per ascoltare il racconto di questa stretta relazione: andare tra i filari e per cantine, in luoghi dove l’attività dei vignaioli ferve più che altrove, è una gustosa occasione.Di seguito qualche idea per tour enogastronomici tra i sapori e i saperi del belpaese.
PER CASTELLI NELLA LANGA DEL BAROLO (Cuneo)
Sono 11 i comuni cuneesi nei quali si produce il re dei vini, il vino dei re e, tra questi, Barolo, Castiglione Falletto, Grizane Cavour, Roddi e Serralunga d’Alba hanno suggestivi castelli medievali che si stagliano sulle colline pettinate a vite della Bassa Langa.
Il vitigno caratterizzante è il nebbiolo, l’unico utilizzabile per fare il Barolo, il cui successo si lega indissolubilmente alle storie dei nobili che nell’Ottocento bazzicarono tra la corte dei Savoia e i manieri langaroli. Sono l’uno a pochi chilometri dall’altro e lungo il tragitto si incontrano molte validissime realtà vinicole (la storica tenuta Fontanafredda, Giovanni Rosso e Vietti, per esempio) e piole dove deliziarsi con ravioli del plin, bollito, bagna càuda: si casca bene pressoché ovunque.
Nel castello di Barolo, sede del Wine Museum, e in quello di Grizane Cavour si trovano enoteche regionali e all’interno della fortificazione di Roddi è possibile prendere lezioni di cucina a base di tartufo. A proposito del prezioso fungo, dall’8 ottobre al 26 novembre si svolge nei paraggi la Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba.
BOLLICINE A GOGO’ IN FRANCIACORTA (Brescia)
Delimitata da Brescia, punta meridionale del lago d’Iseo e monte Orfano, la Franciacorta è il reame dell’omonimo spumante Docg prodotto con il metodo della rifermentazione in bottiglia da uve chardonnay, pinot nero e pinot bianco. La raccolta è effettuata rigorosamente a mano, in piccole casse, e seguita da una soffice pressatura dei grappoli interi.
La zona è attraversata da cinque percorsi enocicloturistici, casomai voleste girarla in bicicletta. Ospita oltre un centinaio di cantine, disseminate tra antichi complessi monastici, come l’imponente abbazia di San Nicola a Rodengo-Saiano, e prestigiose dimore edificate nei secoli scorsi dall’aristocrazia bresciana, come Villa Lechi a Erbusco, cittadina che dà domicilio anche a Ca’ del Bosco, nei cui spazi l’eccellenza vitivinicola si fonde con l’arte scultorea, fin dal cancello d’ingresso della tenuta, un’opera in bronzo di Arnaldo Pomodoro.
Cosa mangiare da queste parti? Pesce di lago e carne si avvicendano armoniosamente: i piatti simbolo sono la tinca ripiena di Clusane e il manzo all’olio di Rovato, accompagnati da polenta.
A CASA DELL’AMARONE IN VALPOLICELLA (Verona)
A nord di Verona – che già vale il viaggio – circondata dal lago di Garda e dai monti della Lessinia, la Valpolicella raccoglie le località in cui nascono il rosso d’ugual nome e i fratelli Ripasso, Recioto e Amarone, il più quotato della famiglia. A nord-est della città di Romeo e Giulietta se ne possono assaporare di ottimi presso l’azienda agricola Corte Sant’Alda, mentre al suo nord-ovest, cioè nell’area di produzione classica, da Zymè.
Qui, dove vigneti e distese di ciliegi si alternano a pievi e ville venete, i siti che hanno restituito testimonianze della presenza umana in epoca preistorica sono numerosi, primo fra tutti il Riparo Solinas o Grotta di Fumane, le cui pareti rocciose ci hanno regalato lo Sciamano, considerato il reperto pittorico più datato d’Europa (35.000 anni di età).
Nelle sue vicinanze c’è il Parco delle Cascate, accessibile dal paesino medievale di Molina: nella sua malga (edificio un tempo adibito alla lavorazione del latte e ora usato a fini didattici) la domenica si vende il formaggio.
Il Monte Veronese detiene la corona casearia della Valpolicella, che è inoltre terra di insaccati da carne suina e frutta pregevole: fate scorta di confetture, composte e marmellate. E tra le portate tipiche, non perdete il risotto all’Amarone.
Se voleste provare diverse etichette e cibi, e al contempo smaltire passeggiando, la Magnalonga di Negrar (3 settembre) è l’ideale.
CHIANTI ON THE ROAD ( Firenze e Siena)
C’è Chianti e Chianti. L’itinerario che proponiamo è tra i luoghi del Classico Docg, quello distinto, per intenderci, dal marchio Gallo Nero, e che si fa tra Firenze e Siena, in nove comuni che ricadono nell’una o nell’altra provincia. La strada 222 Chiantigiana passa attraverso quest’incantevole sinuoso territorio, che ha i colori della vite e dell’ulivo ed è costellato di borghi sospesi nel tempo.
Percorretela – osando deviazioni sulle stradine secondarie – e non avrete problemi a trovare punti di ristoro in cui dedicarvi ai piaceri della tavola e di Bacco. Obbligatorio l’assaggio dell’olio Dop a crudo sul pane toscano. E dei crostini coi fegatini di pollo, della ribollita, della pappa al pomodoro, dei salumi e delle carni prelibate.
Fate un salto al Castello di Brolio, che fu del padre del Chianti, il barone Bettino Ricasoli, e che ora appartiene ai suoi discendenti ed è sede della struttura vinicola più longeva d’Italia, e alla Casa Chianti Classico, nella cornice di un convento settecentesco, per fare una full immersion nel Gallo Nero.
MANDURIA E DINTORNI,IL TOP DEL PRIMITIVO (Taranto)
Dal litorale ionico immediatamente a sud di Taranto, puntando dritto all’interno, si arriva al cuore territoriale del Primitivo, quello di Manduria, 100% vitigno omonimo, potente e assai alcolico, ricavato da frutti (bacca nera) che maturano precocemente, da qui la denominazione.
A settembre e ottobre si può ancora godere – e più che in estate – delle spiagge del Salento tarantino. Dopodiché, passando per Pulsano e Lizzano, in mezzo a caratteristici filari di vite ad alberello e ulivi secolari, dirigetevi a Sava, dove ha sede l’attività di Gianfranco Fino, le cui bottiglie fanno incetta di premi da anni, e infine a Manduria.
Il suo nucleo storico è un dedalo di viuzze, con la bella chiesa Madre e tanta altra architettura religiosa, il ghetto ebraico, palazzi nobiliari, botteghe artigiane e il Museo del Primitivo. È da vedere il parco archeologico delle Mura messapiche, con i resti della triplice cerchia muraria che anticamente circondava l’abitato.
Da provare: ciceri e tria (ceci e pasta in parte fritta e in parte bollita) e orecchiette alle cime di rape, condite con olio Terre Tarentine Dop.
TOUR ENOGASTRONOMICI A MARSALA (Trapani)
A un passo dall’aeroporto di Trapani, sulla punta di Sicilia bagnata sia dal Tirreno che dal Mediterraneo, sta la bella Marsala (Marsa Allāh, porto di Dio), pervasa da testimonianze storiche e artistiche delle tante civiltà (fenicia, punica, greca, romana, araba e altre ancora a seguire) che hanno lasciato qui tracce di sé. Ed è questo crocevia di culture che l’ha resa tanto affascinante e vivace. Pure la cucina è frutto di proficua contaminazione, basti pensare all’accostamento di sapori dolci e salati.
La città è il fulcro di produzione del Doc liquoroso a cui dà il nome, reso celebre dall’inglese John Woodhouse e poi dalla famiglia Florio. Il sito della Strada del vino di Marsala – Terre d’Occidente offre spunti per la pianificazione di tour enogastronomici tra le bellezze del circondario (potreste anche allungarvi a San Vito Lo Capo per il CousCousFest, dal 15 al 24 settembre).
Sicuramente da non perdere, in ordine sparso: l’elegante centro storico, il mercato del pesce, il pane cunzato (condito), le busiate (tipo di pasta) al pesto trapanese e la laguna dello Stagnone con l’isola di San Pantaleo (Mozia), le saline e i mulini a vento.
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